Vera è quella frase che ormai si sente riecheggiare da tempo “Noi siamo ciò che mangiamo” e solo 20 anni fa, mai si sarebbe potuto credere che il cibo potesse interagire o ancor meglio influire addirittura sullo stato di salute del nostro DNA.
E’ un tema molto interessante che ho avuto modo di approfondire con Vito Traversa: Biochimico Nutrizionista, Chinesiologo, Terapista della riabilitazione ed esperto in Nutrigenomica e Nutraceutica, fondatore e Direttore di alcuni centri rivolti alla salute e al benessere (AFBIOMED, FISIOLAB e CIAOCHILI), autore del libro “Io Dimagrisco Mangiando” e di pubblicazioni su riviste nazionali come “DimensioneBio”, “Il Buono e Il Sano” e “Dimensione Benessere”, lo stesso mensile dove condivido alcune delle interviste del mio Blog.
“Da anni mi occupo della relazione fra DNA e alimentazione, rivolgendo una particolare attenzione nell’ambito dello sport, nel dimagrimento e nei dismetabolismi. Sono fortemente convinto di quanto sia importante la qualità alimentare nell’ambito delle prestazioni muscolo-scheletriche e delle performance dello sportivo. Un carburante di ottima qualità ha un’azione ed un’efficacia maggiore.”
Entriamo nel merito di questo argomento, come possono i cibi influenzare il nostro DNA?
Il genoma lo si deve immaginare come fosse una lunghissima sequenza di istruzioni, cioè è il nostro software. Esso può essere modificato e programmato grazie all’intervento di alcune molecole e sostanze chimiche che sono in relazione al cibo introdotto.
In poche parole ciò che noi mangiamo, di qualità o di pessima qualità viene trasformato dai nostri organi in sostanza chimica semplice che andrà ad interagire nei vari comparti cellulari sino al nostro DNA. Queste sostanze provenienti dal cibo se hanno un effetto ossidativo, come ad esempio gli zuccheri, e se introdotte in modo costante, possono avere un’azione deleteria, cioè lesiva su alcuni tratti del DNA stesso e quindi danneggiarlo.
Che rischi ne derivano?
Si possono innescare dei meccanismi anomali tali da indurre delle patologie a carattere genetico. Una classica patologia genetica che è dovuta a un disturbo procurato da sostanze alimentari è la celiachia. Il glutine contenuto e aggiunto nelle farine agisce attraverso reazioni biochimiche su 2 geni il DQ2 e DQ8, scatenando nel tempo e successivamente per azioni reiteranti la patologia.
Come possiamo intervenire?
Ormai da 10 anni, grazie alla Nutrigenomica, branca della nutrizione che si occupa delle relazioni fra cibo e DNA, si è potuto capire come diversi cibi e combinazioni alimentari possano influire positivamente o negativamente sul nostro DNA. Da qui è importante sottolineare che i cibi più salutari, i cosiddetti superfood hanno un’azione antiossidante e quindi protettiva, ma non sempre è così.
Cosa intendi?
Ci sono altri meccanismi da valutare come il ph delle cellule e dell’alimento e l’interazione fra i cibi stessi che se non conosciuta, pur se facenti parte al gruppo dei superfood, possono essere nocivi per l’organismo. Motivo per il quale è importante che un esperto in materia formuli alimenti di questo genere conoscendo bene l’efficacia, la biodisponibilità e le interazioni biochimiche fra le sostanze stesse, non affidandosi ai guru del momento!
Ovviamente ogni persona è diversa da un’altra e per approfondire in modo puntuale serve entrare nel dettaglio individualmente.
Stilare un elenco di cibi o abbinamenti in relazione al DNA, non può essere universale. Ognuno di noi ha un software diverso ma proprio per questo comprendere una propria condotta alimentare, oserei dire ‘sartoriale’, potrebbe fare la differenza! 😉
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