Diciamolo pure, ognuno di noi è alla ricerca di se stesso, ogni tanto in fuga, spesso desideroso di staccare da tutto e tutti, forse con qualche colpa da espiare.
Chi corre sembra, in parte, aver trovato il modo…
Un intero popolo di persone che ama sudare al cambio di ogni stagione, ore di fatica che però creano dipendenza, quel dialogo interiore profondo e importante, di cui non si riesce più a farne a meno.
Ci si cerca, ci si trova, ci si libera.
Tra le pagine del libro di Giorgio Calcaterra, e credo nel vocabolario di tantissimi runners, la parola libertà è assolutamente centrale.
Ho conosciuto Giorgio in un’occasione particolare, a Gerusalemme lo scorso 17 Marzo 2017, una data particolare sopratutto per gli ebrei, per i quali il n.17 porta fortuna.
A quanto pare l’ha portata anche a me! Ed ecco arrivare una telefonata dell’Ente del turismo di Israele con la proposta di correre nella città Santa.
Le circostanze hanno voluto che io finissi proprio lì, in un luogo dove tutti, religiosi, spirituali e non, hanno da sempre avvertito una magica energia, così forte e tangibile. Forse, e dico forse, la stessa che si incontra quando si corre.
E lui ne sa qualcosa… Correre è la mia vita, così titola il primo libro di Giorgio Calcaterra. Giorgio, nato e cresciuto a Roma, è stato 3 volte campione del mondo sui 100 km, ancora primo (e per la 12^ volta consecutiva!) nella 100 km del Passatore (tra Firenze e Faenza).
Tra miriadi di maratone e sfide vinte in tanti anni, lo si può certamente definire un orgoglio e un’eccellenza italiana, un atleta che non finisce mai di sorprendere.
Il 18 luglio 2017, a Spoleto, il Consiglio nazionale del CONI ha assegnato a Giorgio Calcaterra il più alto riconoscimento sportivo attribuito ad un atleta, ovvero la Medaglia al valore sportivo.
Io ho avuto occasione di viverlo più da vicino nei giorni della maratona a Gerusalemme, tra le gite nel deserto, al Mar Morto e a Tel Aviv, ho scoperto una persona dall’animo buono e gentile.
Ma come disse qualcuno prima di me: “Non finisce qui”!
Il prossimo 29 Ottobre affiancherò Re Giorgio (come lo definiscono in molti) e sarò la Madrina de La mezza d’Italia, una maratona ideata da lui e alla sua prima edizione, che si svolgerà all’interno dell’autodromo di Imola (5, 10 e 21 km).
Ed è proprio il caso di affermarlo, ogni nuova esperienza o bella conoscenza è un dono!
Ma ora conosciamolo insieme…
Nel libro parli molto di tuo papà, scrivi addirittura di lui “un super eroe, sarà venuto volando!”
La sua figura risulta molto determinante nel tuo cammino, sia di vita sia a livello sportivo.
Oltre a lui a chi senti di dover dire grazie?
Si, mio papà era veramente un super eroe, molto di ciò che possiamo ottenere dipende dalla testa e lui mi ha insegnato ad usarla.
Devo ringraziare anche mia mamma e tutti gli amici che mi hanno sostenuto, in particolare Paolo Comunità che mi ha convinto a correre una maratona dopo diversi anni di fermo e Fabio Erobusti con il quale condivido un’amicizia ventennale.
Tuo papà, dalla prima maratona a cui hai preso parte (13 km della Stracittadina, maratona di Roma) e per molti anni a seguire, ha scritto un “diario di bordo” con tutte le tue imprese sportive.
A quante gare hai partecipato e quante medaglie conservi come ricordo?
Mio papà era fantastico, negli anni al mio fianco ha scritto uno straordinario diario di bordo dove annotava tutto, conteggiava km e premi, e addirittura su ogni coppa attaccava un numero progressivo.
Purtroppo io da solo non sono riuscito a continuare la sua raccolta. Comunque ho corso circa 1500 gare, ho vinto circa 300 coppe e di medaglie, anche se non le ho contate, credo di averne circa un migliaio.
Ci sono esperienze che ti hanno toccato particolarmente il cuore?
Sicuramente il giorno in cui papà ha lasciato la nostra terra il mio cuore è stato travolto, ero profondamente legato a lui.
Per quanto riguarda invece l’esperienza più bella di sicuro la mia prima vittoria al Mondiale, erano presenti tutta la mia famiglia e le persone a me più care, fu veramente una grandissima emozione.
Qual’è stata la crisi peggiore che ti è capitata?
Nel Mondiale 2017 mi sono dovuto ritirare per una grossa crisi, ma quando ti fermi la fatica finisce e hai il tempo di riprenderti.
Ritengo quindi di aver vissuto (e gestito) la crisi peggiore nel Mondiale del 2014, a Doha (Qatar), dove sono stato malissimo, costretto a stendermi a terra per infiniti minuti.
Ricordo ad un certo punto di aver provato un gran freddo e, solo allora, mi sono rialzato. Alla fine ho concluso la gara in 8 ore e 30’, con più di 2 ore di ritardo dai primi classificati.
Io avevo il pettorale n.1 perché ero il campione Mondiale in carica, ma non si corre solo per vincere, in quell’occasione così difficile arrivare fino in fondo per me è stata una grande soddisfazione e il mio modo di onorare la maglia azzurra.
Quali pensieri ti scorrono nella testa in quei momenti difficili, a quali motivazioni ti aggrappi?
In certi momenti affiorano tanti pensieri negativi, ma so per esperienza che le crisi possono finire ed è proprio su questo che punto l’attenzione, l’importante è mettercela tutta e non fermarsi. Se molli vince la delusione.
Mi concentro sul fatto che non è fondamentale arrivare sempre primo ma anche il decimo o ventesimo posto sono altrettanto importanti, la vera sfida è con se stessi, meglio rallentare e aspettare di riprendersi per poi finire la gara.
Hai sempre lottato come un guerriero, cosa pensi del doping e di chi cerca scorciatoie?
Lo sport è lealtà e barare proprio in questo ambito è una cosa veramente brutta.
Forse uno dei motivi di tanta ‘leggerezza’ nei confronti del doping è perché non ci sono delle vere conseguenze, ma semplicemente non si fanno gareggiare gli atleti per qualche anno.
Ritengo che le pene dovrebbero essere molto più severe, compresa la cancellazione di tutti i record fatti anche in precedenza, perché rimarrà sempre il dubbio che certi tempi e risultati siano magari frutto del doping.
Io mi batto molto su questo tema, non bisogna tacere, dobbiamo lottare tutti insieme contro questa piaga.
L’anno scorso si è sentito molto parlare del caso di doping del marciatore olimpico Alex Schwazer (ex fidanzato di Carolina Kostner). Il mondo dell’atletica si è nettamente spaccato in due in merito a questa vicenda, con dichiarazioni molto pesanti da parte di Gianmarco Tamberi (campione di salto in alto), portavoce a nome di tutta la Nazionale (così dice): “Vergogna d’Italia, squalificatelo a vita. La nostra forza è essere puliti. Non lo vogliamo in Nazionale”.
Tu avresti dato o meno un’altra possibilità a Schwazer dopo gli anni di squalifica e perché?
A Schwazer non avrei dato un’altra possibilità, perché è diseducativo nei confronti degli altri.
Bisogna essere chiari, se fai uso di doping non potrai più vestire la maglia azzurra, perché essere rappresentati da chi ha fatto uso di certe sostanze vincendo quindi in modo sleale, non lo trovo assolutamente giusto.
Appoggio quindi il pensiero di Tamberi, via dalla Nazionale tutti coloro che fanno uso di doping.
Mi chiedono spesso dei consigli di allenamento, alimentari e accorgimenti vari prima di una maratona.
Puoi darci tu qualche prezioso consiglio? So che stai pensando ad un secondo libro che parlerà anche di questo…
Dare dei consigli non è semplice e bisogna essere cauti, perché ogni persona è diversa, ciò che vale per qualcuno, magari può essere nocivo per qualcun altro.
In linea generale credo nel ‘poco e spesso’, meglio fare tanti allenamenti riducendo i km e diluendo il carico, cercando di variare il più possibile per non annoiarsi.
E’ sempre importante fare stretching e potenziamento, ognuno secondo i propri limiti e seguendo un programma personalizzato.
Per quel che riguarda l’alimentazione bisogna sapersi ascoltare e riconoscere cosa ci fa bene o meno.
Meglio mangiare poco e spesso, preferire quindi 5 pasti leggeri piuttosto di 2 abbondanti.
Durante lo sforzo non dimentichiamoci mai di reintegrare i liquidi, anche in questo caso è soggettivo e dipende dalle condizioni atmosferiche.
Sopratutto se fa molto caldo, non facciamoci mai mancare l’acqua e se siamo soggetti ai crampi, sarà utile assumere anche dei sali minerali.
Infine suggerisco, prima di una maratona, di non fermarsi completamente con l’attività sportiva ma preferire qualche corsa più leggera. Riposarsi e mangiare il giusto credo siano consigli fondamentali, bene assumere carboidrati, anche la sera prima della gara, ma senza abusarne.
Da correre una maratona ad esserne l’ideatore. Come e quando ti è venuto in mente il format de La mezza d’Italia?
Avendo corso più di 1000 gare e osservato il lavoro di tante persone, ho sempre avuto voglia di mettermi alla prova anche dal punto di vista organizzativo.
In molti mi confermano che è forse più facile correre una maratona piuttosto che organizzarla, ma per fortuna sono circondato da tanti amici e valide spalle, per costruire insieme questo progetto de La mezza d’Italia.
Sarà una vera e propria festa, una bellissima avventura da condividere.
Tra gli obiettivi principali c’è infatti quello di avvicinare quante più persone possibili alla corsa, un modo speciale per celebrare la vita!
I tuoi valori e senso etico si estendono anche in cucina, decidi infatti di diventare vegetariano. Quando ci siamo conosciuti mi hai detto testuali parole “che differenza c’è tra un gattino e un vitello?”… Ho trovato questa affermazione davvero molto bella, che ben attesta l’amore che nutri per gli animali.
In termini di rinuncia quanto ti pesa? Cosa metti in tavola?
E’ importante il rispetto di tutti gli esseri viventi e credo fermamente che mangiare degli animali sia sbagliato, così come sfruttarli.
Ecco perché da qualche mese mi avvicino sempre di più ad un’alimentazione vegetariana, eliminando dalla mia tavola anche alcuni derivati degli animali.
Ad esempio so che molto spesso si maltrattano le mucche facendole passare costantemente da una gravidanza ad un’altra, togliendole il vitellino per prelevare il latte. Ecco perché il latte non lo bevo.
Il discorso cambia ad esempio con le uova biologiche, dove non c’è nessuna violazione nei confronti degli animali.
Queste rinunce non mi pesano, in cucina trovo comunque tantissime proposte altrettanto buone e proteiche come la quinoa, la chia, i lupini, la soia etc.
Per saperne di più:
Sito: www.giorgiocalcaterra.com – http://www.lamezzaditalia.it
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Blog Comments
Manuel
Settembre 15, 2017 at 9:24 am
Una bellissima intervista. Complimenti a entrambi.
Marina Graziani
Settembre 15, 2017 at 3:23 pm
Grazie Manuel!
Sono felice che ti piaccia l’intervista! 🙂
Frank
Settembre 17, 2017 at 10:27 pm
Bellissima intervista. Hai toccato le corde giuste creando la giusta empatia con il lettore. Soprattutto la prefazione ha dato un bell’indirizzo all’intervista. Sei partita dall’uomo e non dall’atleta e non è così scontato riuscirci. Complimenti davvero!
Monica
Ottobre 3, 2017 at 9:37 am
Un intervista che mi commuove! Quanta dedizione, fatica, determinazione, consapevolezza, amore e soddisfazione. Toccando tasti importanti, complimenti tanta stima di te Giorgio e grazie davvero anche a te, Marina, per la bellissima intervista.
Monica
Lorella Gazzani
Ottobre 3, 2017 at 10:37 am
Un grande Calcaterra.. bell’intervista..
Marina Graziani
Ottobre 5, 2017 at 12:23 am
Eh si, un grande sportivo e una bellissima persona!