Nel pensiero comune e anche nella realtà, il calcio è di fatto considerato uno sport maschile, almeno da noi in Italia. Ma questa Italia si difende bene anche al femminile e dopo tanti anni si è qualificata ai Mondiali del prossimo anno. Qualcosa sta cambiando, l’attenzione è più viva, se ne parla e si vede in Tv l’ascesa di un calcio fatto di donne che vivono una grande passione e anche risultati eccellenti. Ho voluto addentrarmi in questa realtà intervistando una delle giocatrici della Nazionale italiana e attaccante in serie A della Juventus: Barbara Bonansea, originaria di Pinerolo (To), classe 1991.
Barbara come e quando è cominciato il tuo percorso calcistico?
Avevo tre o quattro anni e giocavo in cortile con mio papà e mio fratello. Mi piaceva seguire anche gli allenamenti fino a quando l’allenatore decise di coinvolgermi invece di lasciarmi solo guardare. Per un po’ di tempo sono stata l’unica bambina, qualche anno dopo ne è arrivata un’altra e anche mia cugina…una famiglia decisamente appassionata al calcio!
Nella squadra della mia città, Bricherasio (To), ho giocato fino alla seconda media poi sono passata al Torino nel 2007, Club totalmente al femminile, per i successivi otto anni.
Quando hai capito che quella passione sarebbe diventata qualcosa di più serio?
Dopo gli otto anni al Torino (due o tre anni in Primavera e i restanti in serie A), sono stata chiamata a Brescia dove mi sono trasferita i successivi cinque anni. Proprio questo passaggio ha determinato la mia consapevolezza, vivere da sola in un’altra città per seguire la mia passione mi ha fatto capire che quella sarebbe stata la mia strada e anche il mio lavoro.
Ovviamente conciliavo lo sport alla scuola, tutt’ora studio Economia all’Università, so che il mio percorso avrà un termine e per me è importante avere un ‘piano B’.
Da parte del pubblico che ti tipo di partecipazione c’è per una squadra di serie A femminile?
All’inizio, non conoscendo la realtà, molti vengono per gioco o per curiosità…ma poi si innamorano del nostro calcio e della passione che sappiamo dimostrare sul campo. Sono davvero tanti gli attestati di stima ed è gratificante.
Fuori dal campo di gioco le persone ti riconoscono?
Si, soprattutto in questo ultimo anno che sono passata alla Juventus. Si avvicinano con un po’ di timidezza ma in realtà mi imbarazzo più io di loro…non sono ancora tanto abituata! (Ride)
Ultimamente stanno spingendo molto il calcio femminile in Tv, secondo te perché, in vista dei Mondiali o qualcosa sta cambiando?
Secondo me è iniziato tutto tre anni fa grazie alle nuove riforme che obbligano i Club professionistici ad avere anche squadre femminili.
Poi la qualificazione dell’Italia ai Mondiali è stata determinante, e non succedeva da vent’anni! Con i dovuti tempi, le cose stanno migliorando e l’interesse è sempre crescente.
Credi sarà possibile un giorno vedere figure femminili gravitare nel calcio italiano? Ad esempio guardalinee, Direttore sportivo o Medico sportivo come nel caso del Chelsea?
In serie A ancora non ce ne sono ma secondo me non è un passaggio così lontano. Ad esempio le nostre allenatrici Milena Bertolini e Rita Guarino, rispettivamente della Nazionale e della Juventus, hanno il patentino per allenare una squadra di Serie A, magari in un prossimo futuro questo sarà possibile, o almeno lo spero.
Se pensiamo al business che genera e all’attenzione mediatica della Serie A maschile, le proporzioni sono molto distanti rispetto a quella femminile. Una giocatrice di serie A e della Nazionale come te, può comunque reputarsi soddisfatta?
Raggiungere quei livelli è impensabile, non è un paragone da fare… La nostra battaglia è ancora quella di diventare professioniste, questo è l’obiettivo più importante. Io mi reputo fortunata a giocare in serie A con la Juventus ma ci sono molte squadre in media o bassa classifica che fanno fatica e ragazze che oltre all’impegno con il calcio devono anche lavorare. Ovviamente il rendimento sul campo ne risente e non si potranno mai raggiungere risultati eccellenti a queste condizioni.
La più bella vittoria?
Ce ne sono due: il mio primo scudetto vinto nel 2014 con il Brescia contro il Torres, il Club di Sassari, e la partita Italia Portogallo che ci ha fatto qualificare ai Mondiali.
A proposito dei Mondiali, qual’è la Nazionale più temibile?
Me ne vengono in mente diverse ma una su tutte forse gli Stati Uniti, dove il calcio femminile è lo sport in assoluto più praticato. Ci sono milioni di tesserate e davvero grandi professioniste.
Chi è il calciatore al quale ti ispiri o che ammiri particolarmente?
Sicuramente Ronaldo, attaccante come me! Mi sono appassionata a lui quando perse con il Portogallo la finale europea contro la Grecia, circa tredici anni fa. Lo vidi piangere a dirotto e questo fatto mi colpì molto.
Avete contatto con la serie A maschile della Juventus?
Ci siamo visti alla festa di Natale lo scorso anno. In generale risulta difficile incontrarsi perché giochiamo in campi diversi ma so che ci seguono e supportano, e anche attraverso i Social riusciamo ad essere in contatto.
Com’è la tua settimana tipo?
Ci alleniamo tutte le mattine e il martedì anche il pomeriggio con la seduta di forza in palestra. Il sabato giochiamo la partita e se è fuori casa partiamo il venerdì dopo l’allenamento come se fosse un ritiro. La domenica invece è libera e la dedico allo studio oppure allo shopping, leggo un libro o guardo serie Tv.
Tacchi, trucchi e abbigliamento, quanto curi questa parte?
Un tempo mi vestivo con jeans larghi e felpa, ricordo che a mia mamma sono brillati gli occhi la prima volta che mi ha visto con una gonna! (Ride). Oggi sono più vanitosa, mi piace truccarmi, pettinarmi bene e seguire la moda nei miei look. I tacchi invece non li indosso spesso, capitava più da ragazzina, ora preferisco la comodità.
Nel tuo futuro dopo il calcio, come ti immagini?
Per ora non mi immagino allenatrice ma mi piacerebbe comunque avere un ruolo nel mondo del calcio, magari come Manager visto che sto studiando Economia.
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